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Momenti significativi della vita di Arturo Martini

Arturo Martini è nato a Treviso in una famiglia molto povera in via delle Prigioni, n° 2, l'undici Agosto 1889.

Terzo di quattro fratelli. La sua carriera scolastica terminò in terza elementare.

Egli ricorda nei colloqui con Gino Scarpa la sua sofferta, solitaria e umilissima fanciullezza.

Arturo Martini giovanetto aveva trovato anche chi seppe comprenderlo e aiutarlo, come Bailo il vecchio abate fondatore del Museo di Treviso.

Aveva pochissimi sinceri amici. Nei primi anni del secolo si era formato a Treviso una specie di sodalizio all'osteria della Colonna cui Martini partecipava. Lì si radunavano i più vivaci ingegni del Veneto con i quali egli instaurò rapporti di amicizia. Lì iniziò l'offensiva contro l'accademismo ufficiale che imperava nel campo artistico a Venezia.

In seguito Martini fece viaggia Parigi, Monaco e Roma, gli incontri con artisti d'oltralpe furono signficativi per la sua maturazione artistica.

Nel periodo' 20-'21 Martini aderì al gruppo dei valori plastici. L'esperienza fu determinante per maturare il classicismo di Martini che si manifestò in un bisogno di ordine, di disciplina e di chiarezza nelle opere plastiche e fu preludio alla successiva folgorante stagione martiniana di Vado Ligure.

Nel periodo della maturità il valori dell'opera di Martini venne finalmente riconosciuta e la sua fama, dal cerchio degli amatori d'arte, si diffuse nel vasto pubblico.

Fu notato anche dal regime fascista che gli commissionò opere monumentali, che risultarono le meno riuscite, perché non rispondevano ad una esigenza del suo spirito. A coloro i quali gli rimproveravano questo rapportò col regime.

Negli ultimi anni della sua vita il dubbio di aver offuscato nella forzata routine delle committenze ufficiali, la spontaneità della propria immaginazione, gli provocò una profonda crisi che gli dettò, nel'45, il famoso libricino di poche pagine "La scultura lingua morta". Ma la sua polemica era rivolta non contro la scultura, ma contro la " statura" che si comprometteva con le celebrazioni del potere. Proprio della grandezza della scultura come arte sono colme le pagine del libricino.

Arturo Martini nascondeva la naturale timidezza con una spavalda insolenza e con atteggiamenti strani che gli alienavano l'animo dei suoi concittadini. Era pronto al sarcasmo, non dava mai tregua all'avversario, non era certo fatto per attirare simpatia. Eppure sentì, per tutta la vita il bisogno di legami profondi, che ebbe solo con alcuni amici, come Comisso, Messina e Gino Rossi.

Ad essi confidava le proprie idee, le ansie, i sogni; con loro parlava di quel suo tormento interiore che lo spingeva avanti, in una ricerca continua che mai trovava soddisfazione, in cui cercava consolazione; con gli amici infine, soprattutto in gioventù visse i pochi momenti sereni della sua vita.

Ai vari amici confidava tutto. Passeggiava spesso con Comisso sotto le stelle quasi a cercare consolazione alla propria tristezza, mentre la natura gli imponeva la grande sfida, che consisteva nell'arrivare alle grandi creazioni, per vincere il limite proprio della natura umana .

In Martini questi erano rari momenti di abbandono poiché visse sempre lottando, come un titano, per la conquista dell'infinito.

Martini amò tanto sempre la sua città; per questo desiderò eseguire un monumento ai caduti, ma fu respinto dalla chiusa cricca provinciale e tradito anche dagli amici che non seppero, per inesperienza, fare qualcosa di concluso per lui. Rimase in lui un desiderio di tornare nella sua città natale, che diceva di detestare, ma che segretamente amava .

In questi giorni, tempo della fiera di S. Luca, delle castagne, del vino nuovo e della stagione d'opera Sociale, sento come uno stringimento e il cuore mi fa male e vorrei esservi amato per partecipare anch'io a quella festa della nostra giovinezza e che a quel tempo ci pareva una meta. Martini nell'aprile del '20 sposò Brigida Pessano, da lui conosciuta quand'era operaio militare a Vado Ligure nel 1960 . Dalla numerosa corrispondenza che scambiò con la moglie trapela il desiderio di trovare nella famiglia e in una casa l'approdo dove acquietare la sua costante irrequietezza, ma né la famiglia, né la casa di Vado Ligure furono sufficienti a dargli la pace.

Riflessione n.1

Negli anni '30-'40 Martini si dedicò alla celebrazione del Regime Fascista con grandi opere su commissione le quali rispondevano alle sue esigenze di farsi conoscere e valere rispetto agli altri scultori. Con esse egli pagò il tributo alla tronfia retorica del tempo "da cui rimase quasi indenne".

Riflessione n.2

Gli anni della maturità furono anni di crisi, di grandi contrasti interiori, di amarezze…

Martini ne soffrì molto e si abbandonava a sfoghi lirici con gli amici.

Riflessione n.3

Riflessione n.4

Riflessione n.5

Riflessione n.6

Riflessione n.7

Martini da Treviso si spostò a Burano quindi a Monaco, ancora a Treviso, Venezia ed infine a Parigi.

Fece il suo primo viaggio a Roma, e successivamente a Parigi, a Milano, a Ravenna, a Vado Ligure ed infine a Genova, Padova e a Milano dove morì nel'47.

Nel periodo giovanile, fino al '20, che lo aveva visto a Venezia, a Monaco, a Parigi, l'anno 1913 fu particolarmente fecondo di produzione. Ricordiamo alcune sculture:

Fanciulla piena d'amore e La prostituta.

Nel periodo della maturità aderì al gruppo dei Valori Plastici. Le esperienze di quel periodo lo portarono ad una produzione di impianto classico. Ricordiamo: L'Orfeo. In seguito si staccherà dal gruppo per più libere e personali creazioni: scolpì il gruppo del "Figliol Prodigo".

Negli anni '30 Martini era ormai un personaggio ufficiale nella cultura artistica italiana e quelli furono gli anni delle grandi committenze pubbliche.

Martini in questo periodo si spostò fra Milano, Padova, Roma, Firenze per mostre ed esposizioni. Ricordiamo tra le sue opere più significative: Athena e La Vittoria.

Sempre negli anni '30 Martini non fu appagato dai successi ottenuti per le opere monumentali e continuò a produrre per la sua volontà, mai sazia di trovare soluzioni nuove. Ricordiamo la Venere dei porti e la lupa.

Negli ultimi anni della sua vita, nonostante avvertisse i limiti della scultura come espressione d'arte, continuò a scolpire numerose opere. Era il periodo di Venezia e di Milano. Ricordiamo : Donna che nuota sott'acqua

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Autori

Testo di: Alberto e Andrea
Immagini: Veronica

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