La luce ne combina di tutti i colori - 1

Continuazione del problema

……Questo perchè? Perché le superfici respingono le radiazioni luminose, operando una selezione. Le superfici bianche ci appaiono tali, perché respingono tutte le radiazioni e noi sappiamo che la somma di tutte le radiazioni contenute nella luce solare danno il bianco. Ovviamente, illuminando quella superficie con radiazioni di altro tipo, le darà tutte, colorandosi delle radiazioni relative (illuminate con una luce rossa monocromatica apparirà, naturalmente, rossa). Le superfici illuminate con le radiazioni solari, quando ci appaiono colorate, è perché assorbono tutte le radiazioni comprese nella luce, meno quelle che ci danno la sensazione del colore, che, invece, vengono riflesse. E' come se le superfici possedessero delle griglie con i fori di una determinata larghezza e i colori fossero dei granellini di diverso calibro: alcuni passerebbero attraverso le maglie della griglia, mentre altri verrebbero fatti rimbalzare indietro. Servendoci dell'immagine delle griglie (per la verità, molto grezza), cerchiamo di capire com'è che una foglia illuminata dalla luce rossa appare quasi nera. Prima di tutto, però, cerchiamo di capire com'è che, quando è illuminata dalla luce solare, appare verde. Appare verde, perché è come se possedesse due griglie: da una fa passare certi granelli, cioè le radiazioni blu, dall'altra fa passare altri granelli, cioè le radiazioni rosse; in definitiva, le radiazioni blu e quelle rosse vengono assorbite. Restano alcuni granelli che non riescono a passare attraverso le griglie e vengono fatti rimbalzare, affinchè, penetrando nei nostri occhi, ci procurino la sensazione del colore: quelle sono le radiazioni verdi. Illuminando una foglia con radiazioni rosse, queste vengono assorbite tutte, perché passano tranquillamente attraverso una delle griglie. poiché la luce rossa è come se fosse composta di granellini dello stesso calibro, è facile capire che, sulla griglia, non ne rimbalza neppure uno. (….)

(T. Casula, Tra vedere e non vedere, 1981, Einaudi, pagg.93,94)

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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