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LE OPERE DI ARTURO MARTINI: UN ARTISTA POLIEDRICO

Martini, insofferente di ogni schema precostituito e indisciplinato per temperamento, non mostra predilezione per questo o quel materiale; si serve indifferentemente della terracotta e del marmo, della ceramica e del rame, della pietra, del bronzo e del legno.

Il museo civico Bailo di Treviso possiede tre capolavori di Martini della fine degli anni venti e i primi anni trenta: la Pisana (1928), Adamo ed Eva (1931),Venere dei porti (1932): con un perfetto equilibrio nei materiali impiegati che sono rispettivamente bronzo, pietra e terracotta. Se volessimo indicare anche il " tempo " in cui esse sono collocate , diremmo notte , alba e tramonto.

LA PISANA, è una delle più voluttuose figure femminili di tutta l'arte italiana. LA PISANA ,è uno dei pochi bronzi autografi di Martini, il cui materiale  usato è nero come la notte.

L'ADAMO ED EVA fu scolpito da Martini nell'estate del 1931, commissionato dai coniugi Ottolenghi, è la seconda opera che essi vollero da lui.

L'opera, in pietra di finale, raffigura un artistico gruppo: "ADAMO ED EVA".

I due compagni si stanno allontanando dal paradiso terrestre e sull'albero alle loro spalle si intravede il serpente che ha compiuto il suo dovere.

Da notare sono le facce delle statue dove naso, occhi e bocca sono appena accennati.

LA VENERE DEI PORTI, di terracotta, è una delle sculture più rappresentativa dell'intero arco artistico di Arturo Martini. L ' opera rappresenta una prostituta in attesa , appoggiata ad una bitta ad ormeggio sul molo. La Venere dei porti presenta un corpo stupendamente modellato in argilla in cui l'artista è riuscito a rendere la morbidezza della carne e , nel contempo , la durezza che si manifesta nelle ginocchia e nell'anca sporgenti.

 La scultura è realizzata con la tecnica a "lucignolo": i "cordoni" di creta vengono cioè sovrapposti l'uno all'altro e, uno ad uno, schiacciati e fatti aderire con il pollice. Qui Martini però evita di spianare la creta per cui la Venere pare increspata dagli innumerevoli interventi delle dita.

 LA FANCIULLA PIENA D'AMORE è stata eseguita in gesso nel 1913.

Oltre al presente sono stati stampati dall'autore 6 esemplari in ceramica, di cui 3 noti: due in collezioni private ed il terzo donato dalla famiglia Barbantini alla galleria d'arte moderna di Venezia nel 1954.

Martini ha modellato questa scultura in creta e ne ha ricavato quindi lo stampo, successivamente ha colato un esemplare in gesso, che ha le stesse misure di quelle in ceramica.

Martini confessa che la sua opera ha preso spunto dal grande artista Modigliani ( dai colloqui ).

Ma egli ha realizzato qui un ritratto privo di sguardo: carico di suggestione e ha dato forma così a una delle prime personali creazioni.

Non va trascurato, infine, il fatto che Martini ha saputo dare, in questa occasione, un particolare "stato d'animo" alle sue sculture attribuendogli dei titoli congeniali, altrettanto poetici, che si sono incorporati per così dire alle sue opere così da ottenerne un effetto mai scontato.  

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Autori:

Testo di: Niccolò, Alberto
Immagini di: Veronica

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